EURO TEODORI muore il 16 luglio del 2014. A salutarlo quel giorno si ritrovano senza darsi appuntamento diversi musicisti. Non ci sono parole, ma nel silenzio di quel luogo, sono le note a rendergli omaggio. Un clarinetto, i tasti del pianoforte, una chitarra, archi, fia- ti e una voce che intona un canto, ne accompagnano dai balconi di Monterubbiano l’ultimo saluto. Non è un addio ma la conferma che l’arte è più che mai viva…
“Lassù nel cielo come un castello incantato sta la porta di vetro della felicità”
(Euro Teodori)
MUSICA IN ARIA nasce per ricordare quel momento e per non dimenticare Euro Teodo-ri, attore e musicista marchigiano. Artista e personaggio eclettico, impegnato su più fronti: cinema, teatro, musica, composizione, poesia, pittura. L’evento è itinerante e tutti gli artisti che vi partecipano si incontrano, semplicemente e profondamente, in nome dell’arte e in sua memoria.
MuSiCA iN ArIa – Monterubbiano 2015
musica in aria
nel segno di Euro Teodori
in questa sera scomunica di afa atroce
le chiese disserrano i loro chiavistelli preziosi
e squille d’eterno si mescolano per le vie
all’imbrunire
con la gente che ruzza nei bocconi ultimi della lucea Monterubbiano
altana antica di storia e tempo desiderio ampio di silenzio
ordito romitorio di pensieri antelucani
una notte diversainversa risuona dopo il frivolo del giorno
portando ragioni interminate di morte e di gloriail cielo si sperde a cateratte nei vicoli profumi
e le stelle fioriscono discrete sui selciati di porfido
negli angoli delle palpebre svegliate da gelsomini
sonori sospesi alti sui balconi lievitati da torrenti notturni
alle spalanche finestreda lontane regioni da sonni acuminati
da tutto il letargo grande di vetri e persiane
una fisarmonica arrampicata singhiozza altera emozionando
la nota che soffia negli strumenti in attesa sulle corde
di aeree chitarre vicine lontane vigorose nostalgiche
sui fori euforici pigolatori struggenti
del clarinetto soprano in Si bemolle che risponde e riavvia
che attacca e spegne che bofonchia rissa e piangechi mi chiama al cuore grande della sera?
chi mi addossa un vessillo d’aria e incenso fuso?
chi fa risuonare una remota campana in frantumi
seguendo il crepitio inavvertito delle stelle terragne?
lo spalanco dell’atrio il silenzio del palcoscenico mi dice
che l’ascolto è fuori che il teatro è fuori
senza ingombro di scene fittizie innalzate da lugubri cordami
libero come la vita insensata passeggera ineguale
sorprendentela eco che scivola nel mezzo
lungo il corso che circoncide case porte e finestre affacciate
sul giorno agonizzante e sulle ore ridotte
mi conduce a chi percuote la materia duttile dell’hang
perché con polso mani e dita diventi strumento
metallo nella sua fusione di calore e leggerezza
calotta allacciata senza emisferi
canto arenato prima del sogno
giungerò mai al tuo tuono senza impalcatura?dal chiuso sconsacrato alleggerito dagli anni
dalla rifiuta acerba spiritualità francesca
una tromba lacerando le sillabe nell’aria refrattaria
inabissa sul portale anche il mare lontano
e chiama a raccolta uno sterminìo di bimbe criniere
su immobili praterie che la notte distribuisce solerte
notte radice sprofonda notte del gioioso funebre notte
grandezza della mente e del frumento cuore seminatoil viaggio della morte col suo cigolio abominevole
non ha sentito quassù che respiri vitali che passioni
accese che menti trascorse dalla dolcezza inesplicabile
del somnio ed ha traghettato il carro nuovo del trionfo
nel sonoro cresciuto per ogni doveanch’io aggiungo il mio canto solo picciolo e frutto
con tutta l’anima assetata di vita corsieradatemi un unico strumento una somma scapigliata
che colmi ogni sonorità terrestre
datemi il vento che percuote la foglia che ammacca e sibila
datemi il mare protervo nell’ondare fastoso e l’uragano
in improvvide fughe marcescenti
datemi il singhiozzo del fiume il lamento spezzato della luna
le carovane nomadi delle stelle assopite
e la pigrizia roca di questo cielo atono scolorouno smaliziato violoncello colto crocefigge tutte le ombre
salendo verticale tra le finestre obbligate
apre la sua corteccia terrestre alle note che le dita
solerti misurano audaci mentre l’arco sfrega sulle corde
tese da inesaurite melodie arcobalenenel chiuso remoto si danza
e nella danza batte il petto il suo ordine totale
mentre pop e folk aprono la loro anima di chiara trasparenza
su tutto l’ordine minuto inutilmente pietrificato
quando bussando incuranti alla porta serrata della chiesa
due freschi cuori battono ricolmi di rocambole chitarre primavereascolta
la mente torna ad essere seme profondo della terra palpito
l’odore sepolto dei fiori nasce sui mattoni
sulle pareri in processioni disadorne
mi avvicinerà scrosciando all’universo fino a quando
chiamerà a raccolta una selva di palpebre accese
di punti nodali senza memoria senza patria senza doloresuonami tutti gli odori della pioggia chitarra sapiente
che mieti inesauribile il silenzio
e fammi ascoltare il suono disordinato della mia esistenzain un attimo l’interminabile dolce martirio spalancato
si sospende con i resti delle note ancora vagolanti
del vento contadino che tace delle ore neonate appese
poi
alla quiete richiamata da un rabbercio corteo
nella piazza anfiteatro
risuona immenso il grande cuore ambulante di Euro
unicamente concerto per tromba e banda
solamente quasi marciabilei giochi d’acqua e di sabbia manomessi a commento
slabbrano gli spazi ordinati dalla lavagna luminosa
vorrebbero rompere l’accerchiamento funesto
il limite dato il teorema che non chiude il vacillìo
singhiozzo delle certezze attraverso il sangue esplosol’applauso diffamante protervo estingue ogni pudore
ogni tacito illusorioal parco di San Rocco
si rinnova il fragrante cuore della sera
al parco di San Rocco
cresce la notte nella sua spirale imprendibile di luce
al parco di San Rocco
Monterubbiano inchioda
i suoi cuori nuovi di morte sonora e di speranzaMonterubbiano, sera e notte del 16 luglio 2015
Giarmando Dimarti
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